lunedì 28 dicembre 2009

NON CHIAMATELO SOLO GRASSO

Non è solo un tessuto che serve per riempire gli spazi tra organi vicini: il grasso bruno e quello bianco formano insieme un vero e proprio organo che svolge funzioni molto importanti per il nostro organismo. di Giorgio Maggis
Chiunque abbia studiato anatomia o istologia all’università ha letto sui libri di testo che il grasso corporeo nei mammiferi, e quindi anche nell’uomo, può essere di due tipi: bianco e bruno. Le cellule che compongono i due tipi di grasso sono dette, di conseguenza, adipociti bianchi o bruni e sono molto diverse tra loro sia per funzione sia per mofologia. E secondo i testi di medicina i due tipi di grasso sono localizzati in aree diverse del corpo e si sviluppano prevalentemente in epoche della vita differenti.
 
Bisogna però andare oltre. “Recenti studi condotti anche dal Professor Saverio Cinti dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona e grande esperto del settore” spiega Claudio Tomella, specialista in scienza dell’alimentazione e nutrizionista, oltre che esperto di medicina anti-aging “hanno dimostrato che queste distinzioni così rigide non sono del tutto corrette e che quello che oggi viene definito molto semplicisticamente come tessuto adiposo è in realtà un organo a tutti gli effetti, composto da tipi cellulari diversi che interagiscono tra di loro in modo non ancora del tutto chiaro, ma a dir poco sorprendente”.
 
Non confondiamo i ruoli
 
Prima di parlare di organo adiposo, è necessario conoscere un po’ più a fondo le cellule che lo compongono, ovvero gli adipociti bianchi e bruni.
 
Dal punto di vista morfologico, cioè dell’aspetto e della forma, la cellula adiposa bianca si presenta con forma sferica ed è occupata per il 90% del suo volume da un grosso vacuolo, una sorta di bolla, contenente grassi che spinge verso la periferie dalla cellula tutte le altre componenti cellulari.
 
Dal punto di vista funzionale, invece, fino a qualche anno fa gli adipociti bianchi erano considerati dei depositi nei quali accumulare molecole altamente energetiche che si possono rivelare utili nei momenti di digiuno.
Oggi si sa che non è tutto qui: la cellula adiposa bianca è anche la sede dove vengono prodotti numerosi ormoni e molecole importanti per il buon funzionamento del sistema immunitario, del metabolismo di zuccheri e grassi e per i meccanismi di angiogenesi.
Due delle sostanze prodotte dal grasso bianco e più interessanti dal punto di vista clinico sono la leptina e l’adiponectina. La prima condiziona la quantità di cibo che assumiamo: chi è privo di leptina o del suo recettore (e quindi sviluppa leptino-resistenza) mangia più del dovuto e arriva spesso a forme di obesità grave. L’adiponectina invece è fondamentale per il metabolismo degli zuccheri e per mantenere liberi e funzionali i nostri vasi.
 
“Da magazzino di deposito merce situato in uno sperduto paesino” chiarisce Claudio Tomella “il tessuto adiposo bianco è diventato come un’azienda di import-export con contatti in tutto il mondo e che interagisce con altre aziende produttrici di diversi e importanti prodotti finali”.
 
Per quanto riguarda invece gli adipociti bruni, le conoscenze sono molto più limitate, ma sufficienti per comprendere che si tratta di cellule completamente diverse dagli adipociti bianchi.
 
Dal punto di vista morfologico siamo di fronte a cellule che contengono tanti piccoli vacuoli di grassi e un numero elevato di mitocondri, le centrali energetiche della cellula, organelli indispensabili per fornire energia. Dal punto di vista funzionale appare chiaro che le cellule brune sono coinvolte nei processi che garantiscono l’omeostasi termica dell’organismo: in pratica sono in grado di bruciare i loro depositi di grassi per produrre calore in caso di necessità e secondo un processo regolato dal sistema nervoso.
 
Diversi ma uniti: l’organo adiposo
“Il primo concetto introdotto dal professor Cinti” spiega Tomella “è quello dell’esistenza di un organo adiposo”. Tessuto adiposo bianco e bruno coesistono e sono asportabili chirurgicamente in modo molto preciso: l’analisi al microscopio di questi depositi asportati ha permesso di capire che si tratta di tessuti misti composti cioè da cellule bianche e cellule brune anche nei casi in cui il tessuto sembra puro e omogeneo.
 
Come spiega Cinti in un lavoro pubblicato dalla Società Italiana dell’Obesità, quello che cambia è la percentuale dei due tessuti presenti in quello che ormai è possibile chiamare organo adiposo: in alcuni piccoli mammiferi la percentuale di grasso bruno nell’organo supera il 50%, mentre nell’uomo adulto occidentale rappresenta al massimo l’1% del grasso viscerale ed è quasi assente in quello sottocutaneo.
 
Stabilito dunque che adipociti bianchi e bruni coesistono, resta da capire come i due tessuti adiposi interagiscono in un unico organo che, per definizione, prevede la presenza di almeno 2 tessuti che cooperino funzionalmente tra di loro.
 
Secondo Tomella, che cita il lavoro di Cinti, l’interazione tra i due tessuti assume l’aspetto della transdifferenziazione. In pratica, le cellule brune sono in grado di trasformarsi in cellule bianche se esposte a particolari stimoli così come le cellule bianche riescono a trasformarsi in brune.
Esponendo un piccolo mammifero al freddo (6 °C) per alcuni giorni, infatti, le percentuali di grasso bianco e bruno nell’organo adiposo dell’animale si modificano e il grasso bruno prende il sopravvento, ma il numero di cellule che compone l’organo rimane costante e non si verificano fenomeni di morte del grasso bianco o di crescita accelerata di quello bruno.
 
Gli esperimenti effettuati dal gruppo di Cinti su modelli sperimentali sembrano dunque confermare una possibilità a dir poco rivoluzionaria: una cellula adulta e già differenziata può trasformarsi in un’altra cellula differenziata con funzione diversa.
E questo potrebbe essere il meccanismo che regola il tessuto mammario in gravidanza: la mammella è costituita per il 90% da grasso e per la restante parte da dotti epiteliali. Durante la gravidanza si sviluppa la componente ghiandolare e la parte grassa diminuisce, ma tutto torna come prima alla fine dell’allattamento. In questo caso, secondo Cinti, gli adipociti si trasformano in cellule epiteliali per poi tornare adipociti.
“Per confermare questi dati servono ulteriori studi clinici, condotti anche sull’uomo, ma quella che viene definita transdifferenziazione fisiologica reversibile resta senza dubbio un’ipotesi affascinante” afferma Tomella.
 
“E dal punto di vista clinico questa enorme plasticità dell’organo adiposo è molto rilevante” conclude Claudio Tomella “il grasso bruno si associa infatti a resistenza all’obesità e alle sue complicazioni compreso il diabete e oggi esistono farmaci in grado di stimolare questo tipo di grasso a scapito di quello bianco”. Al momento tali farmaci funzionano nei piccoli mammiferi, ma in un futuro non molto lontano la possibilità potrebbe essere estesa anche all’uomo.
 
Articolo del Dr. Claudio Tomella apparso sul sito venerepersempre.com